Yoga: la scienza dell'anima by Osho

Yoga: la scienza dell'anima by Osho

autore:Osho [Osho]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


La seconda domanda: Ieri sera hai menzionato un pensatore occidentale che aveva iniziato a dubitare di tutto, tranne che di se stesso. Hai detto che questa è una grande realizzazione, se ci vogliamo aprire al divino. In che modo?

Aprirsi a una consapevolezza più elevata significa avere in sé qualcosa di indubitabile: questo è il senso della fiducia. Per lo meno hai un punto fermo sul quale hai fiducia, del quale non puoi dubitare neppure se lo volessi. Per questo ho detto che Cartesio, attraverso la sua analisi logica, arrivò a un punto fermo: «Non possiamo dubitare di noi stessi. Non posso dubitare di essere, perché anche dire che ne dubito significa essere presente. L’affermazione stessa: “Io dubito” dimostra che io esisto».

Forse hai sentito il famoso detto di Cartesio: «Cogito, ergo sum, “Penso, dunque sono”». Dubitare è pensare: dubito, dunque sono. Ma questo è un semplice spiraglio e Cartesio mai e poi mai andò oltre questa soglia. Di nuovo tornò indietro. È possibile ritornare, dopo essere stato sulla soglia. Era felice di aver trovato un centro, un centro indubitabile, e a quel punto iniziò a sviluppare la propria filosofia. E fece rientrare dalla porta di servizio tutto ciò che prima aveva negato: «Poiché io esisto, deve esistere un creatore che mi ha creato». E proseguì, aggiungendo il paradiso e l’inferno, Dio e il peccato, e l’intera teologia cristiana rientrò dalla porta di servizio.

Utilizzò quel punto fermo in quanto ricerca filosofica. Non era uno yogin, di fatto non era alla ricerca del suo essere, era alla ricerca di una teoria. Ma puoi utilizzare quello stesso punto fermo come soglia. Una soglia implica la necessità di trascenderla, dover andare al di là, andare oltre, attraversarla. Non ti ci devi aggrappare. Se ti ci aggrappi, quella soglia si chiuderà.

È bello riconoscere che per lo meno “non posso dubitare di me stesso”. A quel punto il passo giusto sarebbe questo: “Se non posso dubitare di me stesso, se sento di esistere, allora devo conoscere chi sono”. In questo caso diventa una giusta ricerca. In questo caso ti sposti nella religione, perché quando chiedi: “Chi sono?” poni una domanda fondamentale. Non è un interrogativo filosofico, ma esistenziale. Nessun altro potrà rispondere, dirti chi sei: nessuno può darti una risposta confezionata. Dovrai ricercare in prima persona, dovrai scavare dentro di te.

La semplice certezza logica di esistere non serve a molto, se non prosegui e non chiedi: “Chi sono?”. E questo non è un interrogativo, sarà una ricerca. Una domanda può condurti nel regno della filosofia, una ricerca ti conduce nella sfera religiosa.

Per cui, se hai la sensazione di non conoscerti, non andare a chiedere a qualcuno: «Chi sono?». Nessuno ti potrà rispondere. Tu esisti dentro di te, sei nascosto all’interno. Devi penetrare in quella dimensione in cui esisti, e incontrare te stesso.

Questo è un viaggio di tipo diverso: è un viaggio interiore. Tutti i tuoi viaggi avvengono all’esterno: noi continuiamo a tendere ponti per raggiungere l’altro. Questa ricerca implica spezzare tutti i ponti che ti collegano agli altri.



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